Cos’è il fundraising
Coltivare, far crescere, sorgere, sviluppare i fondi raccolti per sostenere una azione senza finalità di lucro.
Questo è il senso che assume il termine fundraising, un’espressione che può essere tradotta semplicemente in ‘raccolta fondi’.
Il fundraising si fonda principalmente nell’azione di organizzazioni non profit, organizzazioni che hanno quindi l’obbligo di non destinare gli utili ai propri soci ma di reinvestirli in attività sociali. In inglese, il protagonista di questa raccolta fondi viene chiamato ‘Fundraiser’ e chiaramente deve avere competenze in ambito di marketing, comunicazione, e-mailing, web marketng e gestione di database attraverso le nuove tecnologie informatiche. Il fundraiser però non è solo, è seguito nel suo lavoro dal consulente della raccolta fondi, cioè colui che svolge attività di consulenza presso organizzazioni non profit. Il suo compito varia dalla stesura del piano strategico della raccolta fondi, all’incontro faccia a faccia con i potenziali donatori. Il consulente in Italia opera come libero professionista oppure come partner di studi di consulenza. I recenti studi affermano che più che in ambito culturale, il fundraising opera in ambito sociale e nel sociale spinge i soggetti e la collettività ad investire fino al raggiungimento di benefici sociali utili alla comunità.
Con il termine “fundraising” si indica quindi quell’insieme di teorie e tecniche volte a garantire la sostenibilità di una causa sociale e dell’organizzazione che la persegue e di promuoverne lo sviluppo nel tempo verso interlocutori pubblici e privati.
Il direct marketing, come tante altre, è una modalità con cui è possibile raccogliere fondi, e consiste nell’invio diretto di lettere ad un elenco di donatori o potenziali tali.
Non dimentichiamo però che il fundraising per sua natura, non si fonda sulla tradizionale colletta ma su una più ampia scelta di modalità di raccolta fondi da utilizzare nel mercato pubblico e privato.
Digital fundraising
Parliamo ora di Digital fundraising, ossia il fundraising veicolato dal web.
Una delle tante modalità per raccogliere fondi arriva proprio dall’utilizzo di piattaforme web, ora sopratutto che ci troviamo in un momento in cui questo fenomeno si sta affermando sempre di più sul web e sui social, con l’ausilio di nuove tecnologie come i pagamenti online.
Una delle modalità più diffuse è appunto quella del Digital fundraising, utilizzando piattaforme web o siti specifici per raccogliere fondi.
Per alcuni nasce nel settembre del 2001 quando la croce rossa americana dopo l’attacco alle torri gemelle ha lanciato una piattaforma per poter donare online e in pochi giorni ha sovvertito il trend delle donazioni portandolo oltre il 200% rispetto ai canali tradizionali.
In italia siamo ancora molto indietro rispetto a questi numeri nonostante ci sia un leggero trend di crescita.
La presenza su internet di una associazione e di conseguenza del suo digital fundraising ovviamente passano per diversi fattori. Primi tra tutti il sito internet, seguito dai social network e ovviamente dall’email marketing.
Solamente integrando queste tre parti possiamo ottenere una presenza stabile e solida. Molti fundraiser che si occupano di digital sostengono che il loro più grande problema è convincere le direzioni a investire nel canale digitale. Effettivamente è complicato, nel senso che quando uno va dal direttore e questo legge che solamente il 3% delle donazioni passa per internet è facile pensare che possa mettere dei muri e possa fermare tutte le operazioni che vanno in questo senso.
Dobbiamo far si che il donatore o il potenziale donatore che sta cercando una informazione particolare o qualcosa che lo convinca a donare su una determinata campagna sia facilmente reperibile su tutti e tre questi elementi.
Solamente con l’integrazione di questi, il nostro digital potrebbe avere un grande successo. Bisogna quindi cercare di far capire che il digital fundraising è un canale che sarà potenzialmente quello più importante nel nostro futuro.
Fundraising e Crowdfunding
Ci troviamo inoltre di fronte ad un altro fenomeno, il crowdfunding, che è un ramo, o comunque un’evoluzione del digital fundraising.
Tante persone che donano quindi una piccola cifra.
Che svolta il crowdfunding!
Peccato che solo una campagna su 20 arriva al risultato sperato.
Possiamo però elencare alcuni vantaggi portati dal digital fundraising e dal crowdfunding:
– Internet porta soldi e donatori che altrimenti non troverei;
– Basta un video accattivante e ben fatto per suscitare l’interesse;
– Basta avere persone famose che ne parlino;
– Col crowdfunding si fanno raccolte straordinarie;
– Grazie ad internet faticherò di meno che con i messaggi diretti o gli eventi.
Non posso però lanciare nel mare della comunicazione la mia campagna senza sapere a chi rivolgermi. Senza sapere sopratutto chi dei miei contatti può farmi da veicolo per il messaggio che voglio lanciare. Bisogna quindi creare una campagna combinata su vari social (Facebook, twitter, youtube, google+) per raggiungere tutti i tipi di target. Deve essere un progetto ben definito.
Caso di studio: Diventa un lupo
“Diventa un lupo” è un progetto di raccolta fondi attivato dal Gruppo Sportivo Duomo di Rovigo, per finanziare la realizzazione di un nuovo campo di calcio sintetico, il più grande della provincia di Rovigo. Chiunque può fare un prestito o una donazione e legare il proprio nome ad un pezzo di campo. I soldi raccolti non sono tutti a fondo perduto. Il progetto è attivo dal 20 Aprile 2016 e prevede due possibilità: la donazione, minimo 100 euro e multipli, e il prestito, 500 e multipli.
Chi versa una somma diventa proprietario virtuale di una fetta del campo al quale può legare il proprio nome o quello della propria azienda. Sul sito web del Gruppo Sportivo c’è infatti un rettangolo di gioco suddiviso in quadratini, a ciascuno dei quali è associato il nome o il logo del donatore.
Già 48 gli spazi assegnati. La realizzazione del campo in erba sintetica dovrebbe concludersi entro Giugno e sarà il primo sintetico ufficiale di quelle dimensioni nel polesine. Con gli introiti degli affitti del campo verranno restituite le somme prestate, ma ciascun “lupo” rimarrà per sempre proprietario virtuale del pezzo di campo.
Nicola Ercolini